Castellabate è uno dei borghi più affascinanti e caratteristici del Cilento, ricco di storia, tradizioni, scorci naturalistici e paesaggistici da favola.
Inserito nel circuito “Borghi più Belli d’Italia” è a poco più di 15 minuti d’auto da Villa Margot e raggiungibile percorrendo la Via del Mare e la SP15.
Il comune si affaccia sulla Costiera Cilentana, è all’interno del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni. Dal 1998 è Patrimonio Mondiale dell’Umanità UNESCO.
Le sue frazioni sono Alano, Lago, Licosa, Ogliastro Marina, San Marco, Santa Maria, Tresino, Pietà, Salvatore, San Pietro, Località Annunziata.
Castellabate, le origini
Il nome di Castrum Abbatis – castello dell’Abate – è legato alla costruzione del castello, iniziata dall’abate Costabile Gentilcore nel 1123.
1123, il 10 ottobre inizia la costruzione del castello su iniziativa di Costabile Gentilcore, quarto abate della Badia di Cava dei Tirreni; il borgo si sviluppa intorno ad esso. In precedenza queste terre avevano visto la presenza di longobardi e normanni, nonché quella dei monaci basiliani profughi dell’oriente. I longobardi, devoti di San Michele Arcangelo dopo la conversione al cristianesimo, diedero nome al colle su cui poi sarebbe sorto il castello. Sotto i normanni, furono i monaci benedettini di Cava dei Tirreni a bonificare le terre, tanto da meritarsi il privilegio di costruire una fortezza per difendere la popolazione dai saraceni, che partivano dall’attuale Agropoli, dove si erano insediati, per le loro scorribande.
1138, il Beato Simeone, quinto abate della Badia di Cava dei Tirreni, completata la fortezza dopo la morte, nel 1124, di Costabile Gentilcore, e costruito il porto per sviluppare i commerci, dona ai sudditi un diploma di privilegi larghissimi: concede loro le case e le terre e riduce le tasse. Grazie al castello che diventa sicuro rifugio per gli abitanti della zona e allo sviluppo dei traffici e dei commerci, Castellabate diventa nel tempo la più ricca baronia del Cilento.
1835, l’antico palazzo baronale è venduto a un privato: termina così, dopo settecento anni, la presenza dei benedettini al castello.
1848, zona di attività carbonara, dal Cilento e anche da Castellabate partono i moti risorgimentali del 1848.
Castellabate, cosa vedere
Il centro storico di Castellabate, compreso nel Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano, è riconosciuto dall’Unesco “Patrimonio dell’umanità” nell’ambito del programma Man and Biosphere. Partiamo da questo dato – che riconosce il profondo valore di questo “Paesaggio culturale” ricco di memorie e di beni artistici e naturali – per andare alla scoperta del borgo, il quale conserva ancora la struttura urbana medievale. Stradine, vicoletti, archi, brevi gradinate, palazzi, slarghi e case intercomunicanti dove domina la pietra grigia, si rincorrono senza soluzione di continuità, ora volgendo le spalle alla luce intensa ora spalancandosi sul verde del pendio che digrada verso il mare splendente, macchiato solo dai banchi delle posidonie, in uno degli angoli più suggestivi della costa del Cilento. Il castello voluto da San Costabile non fu solo luogo di culto ma anche centro economico e sociale di rilievo, dal momento che proprio da un’intuizione dell’abate partì una riforma fondiaria portata a compimento dal Beato Simeone. Questi affidò ai contadini la terra chiedendo in cambio solo l’impegno alla bonifica e alla coltivazione. Ben presto il territorio paludoso e malarico tornò all’antica vocazione marinara dei commerci e della pesca. Proprietari terrieri e piccoli armatori trovarono, così, i mezzi per arricchire Castellabate di palazzi, chiese, ville e giardini. Alle due estremità del borgo, villa Principe di Belmonte e villa Matarazzo nella frazione costiera di Santa Maria, preannunciano il fascino che poi si svela nella ragnatela di strette stradine che conducono alla piazza rettangolare, da cui si gode il panorama della vallata che scende al mare lucente di Licosa.
La piazza ha un contorno di antiche case che rende vago e leggero questo medioevo di mare, il quale trova compiuta espressione nel castello, posto in cima a un percorso in lieve salita. A posare la prima pietra fu l’abate Costabile il 10 ottobre 1123. La fortezza, che aveva lo scopo di proteggere la popolazione e i traffici marittimi dalle incursioni dei Saraceni, appare ancora solida e imponente.
Le mura, con le quattro torri angolari rotonde poste a presidio dei punti cardinali, racchiudevano all’interno abitazioni, magazzini, forni e cisterne. Dalla fortezza si raggiunge in breve la basilica di Santa Maria de Giulia, la cui facciata cinquecentesca è affiancata da una torre campanaria modulata su quattro piani. L’interno, suddiviso in tre navate, custodisce un dipinto di autore anonimo trecentesco raffigurante San Michele Arcangelo vittorioso su Satana, e un Polittico con la Vergine in trono con Bambino, San Pietro e San Giovanni Evangelista, opera di Pavanino da Palermo (1472). Un altro luogo di culto, proprio di fronte alla Basilica, è la piccola chiesa del Rosario della seconda metà del Cinquecento.
L’interno si presenta a una sola navata coperta da una volta a cassettoni ottagonali e conserva un altare settecentesco in marmo policromo. Da vedere anche la bella costruzione ad archi nel porticciolo di Santa Maria, chiamato “porto delle gatte”.
Castellabate, cosa fare
Passeggiate, escursioni, trekking, nuoto, vita di mare, immersioni e pesca subacquea con l’assistenza del locale Centro Subacqueo.
La bellezza della costa e la limpidezza delle acque hanno consentito al territorio di Castellabate, che si affaccia sul mare con il popoloso centro di Santa Maria e quello più piccolo di San Marco, di ottenere la Bandiera Blu, le Quattro Vele e i riconoscimenti di Legambiente. Castellabate ricade interamente nel Parco Nazionale del Cilento e presenta un territorio caratterizzato da rilievi degradanti verso il mare. La costa è formata da una successione di falesie, lunghe spiagge dorate, insenature, scogliere e promontori ricchi di grotte marine e sorgenti di acqua dolce. Ai piedi del borgo medievale, il golfo tra Punta Licosa e Punta Tresino è uno dei tratti più belli della costiera, tanto che le marine di San Marco e di Santa Maria sono meta di turismo nazionale e internazionale. In particolare, la baia di Ogliastro Marina e l’isola di Licosa sono tra le zone meglio conservate del Cilento costiero e costituiscono un caposaldo della storia ambientalistica italiana. Sull’isolotto di Licosa vive una rarissima lucertola che presenta una bella livrea verde e azzurra. Altre due rarità sono custodite dal mare: il crostaceo chiamato Siriella astellabatensis e il pesce pappagallo mediterraneo. Avvolgono questo tratto di maree la macchia mediterranea, le distese di pini di Aleppo – pianta portata dai Fenici e che qui cresce spontanea – e le coltivazioni della vite e dell’ulivo
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